Quando Casa Savoia comperò quello che restava dell’antica Certosa, la prima cosa da farsi fu una potente opera di ricostruzione. Purtroppo non fu toccata, in questo lavoro, la parte riguardante il monastero vero e proprio che, già lungamente provato dal tempo e dai saccheggi, andò presto in rovina. Fu invece rimessa a nuovo la zona antistante: cappella e foresteria, ancor oggi visitabili.
Il Castello rimase proprietà della famiglia reale dall’anno 1837 al 1881, data in cui venne venduto a privati. Carlo Alberto iniziò dunque quest’opera di adattamento a castello di caccia e residenza estiva, ma chi ne fece vero uso fu il suo successore Vittorio Emanuele II con i suoi cinque figli:
Maria Clotilde, Umberto (principe ereditario), Amedeo (Duca d’Aosta e poi Re di Spagna), Oddone e Maria Pia (futura Regina del Portogallo). Essi rimasero, ancor giovanissimi, orfani della madre e, sotto la guida amorosa della primogenita Maria Clotilde, trascorsero a Casotto molta parte delle loro vacanze di giovinetti. Nelle numerose vacanze di caccia il Re galantuomo, che qui vuol essere ricordato come un amante della natura, della caccia, del buon vino e della vita semplice tra gli uomini della montagna, venne spesso accompagnato da “La bela Rosin”, la donna di umili origini che egli sposò prima religiosamente e poi morganaticamente.
La permanenza dei Savoia al castello di Casotto copre un arco di poco più di quarant’anni, ma è tra le sue mura che maturò uno degli episodi più noti della storia patria e che fece di Maria Clotilde una delle più belle figure del nostro Risorgimento. Dalla madre ereditò una grande dolcezza ed una pura devozione religiosa. A soli dodici anni, rimasta orfana, sebbene ricadessero sulle sue giovani spalle la responsabilità dell’educazione dei fratelli minori e la fatica di essere la prima donna di corte, seppe assolvere anche i più gravosi compiti con serenità e grande maturità. Clotilde ha lasciato un diario in cui, in lingua francese, in un periodo molto importante per la storia italiana e di Casotto, annotava tutti gli avvenimenti delle sue giornate, anche i più banali. Questo suo scritto è stato di grande utilità nella ricostruzione della vita che si svolgeva al Castello e soprattutto dei pensieri e dei sentimenti della giovane principessa.