SANTUARIO DI VICOFORTE
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Le origini del Santuario Regina Montis Regalis sono congiunte all’accorrere di migliaia di pellegrini attorno al pilone della Vergine, a partire dal XV secolo.
Il pilone, opera di un artista locale del XV secolo, fu oggetto tra il 1590 e il 1595 di un involontario episodio di sfregio, da parte di un cacciatore che intendeva raggiungere la selvaggina intravista. Turbato e addolorato per quel gesto involontario l’uomo appese l’archibugio accanto alla Vergine (l’arma è tuttora conservata in Santuario) e si fece promotore della sistemazione del Pilone. Nacque una profonda devozione popolare, tanto intensa ed immediata che nell’arco di quattro anni si pose mano alla costruzione del Santuario.
Fu anche il fascino che il Pilone esercitò su Carlo Emanuele I di Savoia a dare una svolta alle tante iniziative che iniziarono a svilupparsi intorno all’immagine sacra: il duca sabaudo incaricò l’architetto Ascanio Vitozzi di realizzare un’opera in grado di lasciare il segno, un segno grandioso, “di romana grandezza”, sul territorio.
Il progetto maestoso – che celebrasse e legasse la grandezza sabauda e la devozione popolare – iniziò il 7 luglio del 1596. Né Vitozzi (che morì nel 1615) né Carlo Emanuele I (spentosi nel 1630) riuscirono, però, a vedere il Santuario completato.
Solo nel Settecento ci fu una vera e propria rinascita del Santuario. Un altro architetto, Francesco Gallo, proseguì i lavori.
Così, nel 1731, si perfezionò il progetto della maestosa cupola ellittica. Numeri colossali: alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri ed uno minore di 25.
Conclusi i lavori di costruzione – che, in realtà, si completarono solo nel XIX secolo con le tre facciate ed i campanili – iniziò l’ “avventura” della decorazione. Molti rinunciarono, altri non furono considerati all’altezza. Quello che viene definito un “poema pittorico”, una serie di affreschi che copre una superficie di più di 6000 metri quadrati, venne portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni e Felice Biella.
Il Santuario si arricchì di un convento cistercense e di una Palazzata, posta proprio di fronte alla facciata della basilica.
I progetti di Carlo Emanuele I sono stati rispettati: il duca sabaudo – sepolto in una tomba all’interno del Santuario – voleva lasciare un segno grandioso ed il complesso del Santuario non disattende le sue intenzioni. La figura del Santuario spicca, infatti, imponente nella cornice delle Alpi da una parte e delle colline della Langa Monregalese dall’altra.